Download Testamento Spirituale Mons. Giampero Fasani
Dopo alcuni anni di battaglia con la malattia rivedo il mio testamento spirituale a partire da questa esperienza ricca di provocazioni e di fatiche in cui tante cose vengono riscoperte, altre sembrano nuove e la vita assume, talora, luci molto
diverse in cui ciò che sembrava normale diventa fatica e i pensieri si intersecano sempre con la malattia.
Il Signore mi sta o endo un grande dono: la serenità nell’a ontare tutto e la vicinanza sua e di tante persone che con la loro preghiera e la loro attenzione mi sostengono. A Lui e a loro il mio grande grazie.
Mi chiedo: cosa ha guidato la mia vita e il mio modo di vivere il sacerdozio?
Domanda sempre capace di mettere in crisi, ma per me oramai da anni ssa su due punti cardine che ritengo di partenza.
Una ase di S. Paolo che S.E. Mons. Giuseppe Carraro ha scritto sul mio breviario il giorno prima del mio diaconato: “mihi vivere Christus est” e una meditazione di S. E. Mons. Tonino Bello sulla grandezza dell’uomo attraverso la rilettura del Sal 8. Ho cercato di porre al centro di ogni mia scelta Cristo e il dono della vita che ho ricevuto e che in questo periodo di malattia ho sentito particolarmente prezioso.
Credo di poter dire con serenità tre cose:
1. Pur essendo stata la mia vita sacerdotale, agli occhi di molti, un “successo”, non ho mai cercato la carriera, mi sono sempre sentito il go o bambino che è partito dal “Martin” (mia contrada natale) per andare a studiare e che non aveva molta voglia di farlo. Ho avuto la fortuna di provenire da una famiglia capace di grande impegno e tanta generosità e questo mi ha portato a non ri utare nessun incarico nella certezza che il Signore mi aiuterà a fare bene quello che mi chiede e devo dire che Lui è stato di parola e mi ha aiutato molto.
2. Non sono dotato di grandi doti, ma di due ringrazio il Signore in modo particolare: la voglia di lavorare e la continuità di impegno. Penso di poter dire che non mi sono risparmiato nel lavoro. Non sempre è stato facile o grati cante, ci sono stati momenti di cili, ma mai mi è passata la voglia di impegnarmi nel servizio che facevo. Mi ha sorretto sempre la testimonianza dei miei genitori e atelli e il coraggio e forza di tanti sacerdoti e laici che vivono il lavoro come servizio e per questo spendono con entusiasmo e serenità ogni momento della loro vita. Spero che l’impegno nelle cose da fare non mi abbia mai ad allontanare dalla scelta di “vivere Cristo”.
3. Ho amato le persone che ho incontrato e ho cercato di non lasciare nessuno esterno al mio amore, amando negli altri quel Cristo che è in loro presente. Mi rendo conto che non mi è stato facile dare equilibrio a questo amore, ma se ho sbagliato per eccesso o per difetto è stato per cercare un amore ancora più vero che talvolta, forse, ha allontanato anziché accogliere altre ha accolto senza stimolare un cammino.
Queste due certezze e questi tre punti di ri essione, non hanno tolto le debolezze dalla mia vita e di queste vorrei chiedere con forza e umiltà perdono al Signore e a coloro che ho, in vario modo, o eso o ai quali non ho reso visibile la presenza del Signore.
In particolare, anche non volendo, a volte non riesco ad avere quella bontà e carità che dovrebbe essere la forza di ogni uomo che ha scelto Cristo come modello. Guardando la mia vita vedo come troppo spesso penso da uomo, amo da uomo e non “come Dio”, troppo leggo le vicende delle persone che incontro con gli occhi solo umani e non “come Dio” e di conseguenza troppo mi fermo a giudicare e non sempre supero il giudizio con quel “per tutti” con cui Cristo ha dato la sua vita. Perdonate le mie debolezze e pregate che anche il Signore le perdoni.
Ai miei fratelli: abbiate cura che niente vi separi, che la nostra famiglia abbia quella forza di unità e serenità che voi sperate dai vostri gli, per questo superate le eventuali tensioni con la forza di quell’amore aterno che ci ha sempre legati e in tutto con date nella certezza che il Signore ci accompagna.
E, seguendo l’invito di S. Paolo, gareggiate nello stimarvi a vicenda!
Accanto ai miei fratelli un grazie alla mia contrada, la fede incontrata tra le poche case del Corso e del Martin è stata per me forza e continuo incoraggiamento. Grazie alla parrocchia di Lugo per aver accolto i miei primi passi verso il sacerdozio e avermi accompagnato con la preghiera.
Ai miei nipoti: grazie per la ducia e la stima che mi avete sempre donato, grazie per i sorrisi e la voglia di crescere che ho visto sui vostri volti, grazie per la strada che avete percorso con me, tirate sempre fuori la grinta che aiuta il cammino ma non dimenticate mai di guardare tutti con amore.
Alle persone che mi sono state più vicine, prima e durante la malattia: grazie perché mi avete insegnato la grandezza dell’amore di Dio che si fa presente nella nostra capacità di amare e mi avete provocato a dare concretezza all’amore del Signore.
Voi avete conosciuto anche le mie debolezze e fatiche, perdonate le mie agilità.
Alle parrocchie che ho servito, Golosine e S. Giovanni Lupatoto, all’Azione Cattolica, al CDV, all’IDSC, alla CEI e all’ADOA: con voi ho lavorato perché tutti sentano la presenza di Dio, con tutti voi sono cresciuto e ho lavorato. Grazie della vostra testimonianza e perdonate le mie povertà e le mie scelte sbagliate e continuate a crescere nel servizio della Chiesa tutta.
Un ricordo particolare a S.E. il Card. Giuseppe Betori, è stata una gioia lavorare con lui, a lui davvero il mio grazie.
Alla parrocchia di Villa anca: sono arrivato ricco di entusiasmo e di voglia di lavorare con voi, dopo anni dedicati ad altro, la malattia ha un po’ enato tutto, ma ho provato a dare tutto ciò che la salute mi permetteva.
Un grazie grande per la preghiera con la quale mi avete seguito, l’ho sentita come forza e invito a darmi del Signore. Chiedo scusa per le mie agilità, ringrazio tutti coloro che hanno condiviso la gioia di lavorare assieme.
Tante singole persone vorrei ringraziare, sono state la bellezza della mia vita, con loro ho scambiato ricerca e voglia di crescere, mi hanno aiutato ad essere uomo e prete. A tutti la speranza di rivederci un giorno, Accompagnati da Maria, nel Regno che il Signore ha preparato per noi con il Suo grande amore.