IL FUTURO DELLE CASE DI RIPOSO
Dati ed esperienza confermano: ci sono strutture residenziali per anziani con posti letto vuoti e/o in difficoltà economiche. Dipende anche dalla crisi: le famiglie hanno meno soldi .
La crisi pesa anche sugli enti: bollette e spese aumentate, mentre non aumentano le quote sanitarie che la Regione dà per ogni anziano ospite.
Non siamo di fronte ad una crisi radicale. Ci sono ancora, in provincia di Treviso e non solo, strutture con il tutto esaurito e la lista d’attesa: una lista di richieste d’aiuto, a cui dispiace non poter dare subito risposta.
Ma comunque bisogna cambiare. E lo stiamo facendo.
Attingendo alle esperienze degli enti e di Uneba nazionale, abbiamo individuato alcune direzioni da seguire. Per diventare veri “centri di servizio per persone non autosufficienti”: perché sono in stragrande maggioranza non autosufficienti, ormai, gli ospiti.
Qualità del servizio e specializzazione
Investiamo tempo e risorse nel personale: Uneba Veneto organizza per gli enti la formazione.
Sinergia
Uneba Veneto stipula convenzioni per i beni o i servizi di cui tutti gli enti hanno bisogno. Si ottiene più qualità a minore costo. Risultato: rette più basse. L’associazione agisce secondo il principio di sussidiarietà: strutture grandi e piccole hanno bisogni e richieste diverse a cui rispondere. Le buone pratiche delle une o delle altre diventano patrimonio a disposizione di tutti.
Non solo Regione
Dalla Regione esigiamo il rispetto degli impegni verso le strutture, e ribadiamo il diritto degli anziani veneti ad avere un sostegno economico alla loro fragilità. Ma in futuro il contributo pubblico non basterà più. Meno welfare di Stato e più della società: abbiamo esempi di enti che attivano raccolta fondi o che sperimentano formule di polizza assicurativa o previdenza integrativa che comprendono anche l’assistenza alla non autosufficienza.
Coesione sociale
Verso il territorio i centri di servizio hanno una responsabilità: contribuiscono a creare la cultura del rispetto dell’anziano e della dignità di chi è fragile, aiutano a costruire coesione sociale.
Non si tratta solo di cambiare modalità di gestione, ma di immaginare e attuare un nuovo paradigma, in cui l’anziano è più una risorsa che un peso. Ed il servizio offerto dai nostri centri, a prescindere dalla sua modalità concreta (diurna, residenziale, domiciliare), è di stabilire relazioni, opporsi alla solitudine prima malattia degli anziani. L’operato e la presenza dei centri di servizio potrebbe così diventare un motore di cambiamento per la società tutta, un pungolo a dare risposte. Viviamo sempre più a lungo: è una conquista, non un grattacapo.
Assistenza domiciliare
Il dualismo non è tra anziano a casa o in struttura, ma tra assistenza di qualità e aiuto dato col cuore ma non sempre con la competenza. Una possibile linea di sviluppo è che siano i centri di servizio ad offrire assistenza domiciliare, con il proprio personale. In piena coerenza con l’accento sulla domiciliarietà posto dal Piano sociosanitario della Regione Veneto.
Territorio
Le Schede del Piano sociosanitario prevedono di togliere 1227 posti letto agli ospedali e crearne 1263 sul territorio. “Territorio” possono essere i centri di servizio. Non a caso una delle prime sperimentazioni di ospedale di comunità – ne ha parlato L’Azione -è stata fatta presso la casa di riposo di Alano di Piave, associata Uneba.
Non profit
Siamo un’associazione di radici cattoliche, e composta da enti non profit (la stessa Diocesi di Vittorio Veneto è associata ad Uneba Veneto). E’ un punto imprescindibile: nella nostra visione del servizio agli anziani e della sua evoluzione non c’è spazio per l’ipotesi di trarre un profitto dalla fragilità.
Francesco Facci
presidente di Uneba Veneto
fonte: www.uneba.org